C’è un filo rosso che lega la città di Ananea, Perù, a 4.600 metri sul mare a Milano. È un modo etico di estrarre l’oro e di commercializzarne i prodotti dell’oreficeria, che i consumatori premiano con una scelta consapevole. E che premia la qualità della vita dei minatori del Paese sudamericano. Lo racconta Giulia Camparsi, supply chain manager di Fairtrade Italia, e Francesco Belloni, fondatore di Altro Carato, primo banco metalli in Italia a fornire oro di provenienza sostenibile certificata. La rivoluzione nasce in una piccola miniera peruviana, dove viene applicata la certificazione già adottata per alcune coltivazioni di prodotti agricoli: il Fairtrade.
Non è un caso. Molti dei minatori di Ananea, infatti, lavorano in altri periodi dell’anno anche nelle piantagioni di caffè. Si trattava quindi di applicare un modello etico a un settore in cui le piccole miniere artigianali risultano il fattore chiave per l’approvvigionamento dell’oro, perché sebbene rappresentino solo il 20% delle miniere, occupano il 90% delle persone che lavorano in questa attività, per contrastare inesperienza e formazione inadeguata e inquinamento ambientale. Belloni, titolare di una gioielleria a Milano, decide di cambiare così la sua supply chain, prima, e poi di intraprendere la strada della commercializzazione della materia prima. Il mercato gli dà ragione. Con Altro Carato inizia a vendere dal 2017 oro certificato etico agli operatori, lo scorso anno visita il Perù e vede gli effetti di questo cambiamento radicale.
Ad Ananea, attorno ai siti estrattivi sorge un ospedale, alloggi in muratura, arriva l’acqua corrente. Non da ultimo, le donne iniziano a lavorare, sfatano le superstizioni locali, si rendono indipendenti dal punto di vista economico. Alle cooperative di estrattori viene riconosciuto il 90% del prezzo di borsa del metallo prezioso, per ogni kilo è previsto un premio di duemila dollari da investire in sicurezza e formazione per i lavoratori; a Milano di vendono 200 paia di fedi all’anno in oro etico, Fairtrade arriva a una produzione di 5 kilogrammi all’anno. La rivoluzione è iniziata.