La quarta edizione del Summit del Gioiello Italiano, organizzata da Italian Exhibition Group, ha consolidato il ruolo della città di Arezzo come riferimento per i protagonisti dell’oreficeria e della gioielleria italiane ed epicentro per il dialogo tra il settore orafo e i giovani.
Ospitato presso l’Auditorium di Arezzo Fiere e Congressi, l’evento ha posto al centro lo scenario economico di settore e si è concluso con la tappa regionale di Smart Future Academy, iniziativa che ha coinvolto oltre mille studenti degli istituti tecnici toscani che sono stati i veri protagonisti della seconda giornata del Summit.
«Il Summit è divenuto un punto di riferimento per il mondo del gioiello italiano e per noi è un modo di essere davvero partner per imprese e territori dove operiamo», ha esordito il presidente di Maurizio Ermeti, che ha inoltre introdotto un tema prioritario per il distretto produttivo orafo di Arezzo: il ricambio generazionale nelle maestranze.
È in quest’ottica che diventa perciò essenziale sia il dialogo con il mondo della scuola, come hanno ricordato il sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli e il presidente della Provincia Alessandro Polcri, sia il ruolo del sistema fieristico che sostiene mercati ed export come hanno sottolineato Ferrer Vannetti, presidente di Arezzo Fiere e Congressi e Massimo Guasconi, presidente della Camera di Commercio di Arezzo e Siena che ha ricordato la performance eccezionale per l’export del distretto nei primi sei mesi del 2024 «in controtendenza rispetto al sistema Moda». Ruolo ribadito da Matteo Masini, dirigente dell’Ufficio Beni di consumo di ICE Agenzia, che sostiene le attività di internazionalizzazione delle imprese italiane.
La fotografia dei mercati e della capacità di adattamento del made in Italy è stata illustrata da Paolo Magri, presidente del Comitato Scientifico dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale: «La crescita resiste, nonostante tutto. Così come il commercio internazionale. L’inflazione scende e anche il costo dell’energia. Tuttavia occorre interrogarsi sugli scenari che la rielezione di Trump apre anche per le imprese italiane».
Di fronte ad un contesto internazionale in mutamento, associazioni d’impresa e sistema camerale mettono a fattore comune strategie volte a valorizzare temi chiave come sostenibilità, riconoscibilità delle produzioni orafe, formazione e competenze. In dialogo con Maurizio Amoroso, vicedirettore Mediaset – All News, le voci d’impresa hanno delineato le strategie per il gioiello made in Italy, a partire dal marchio collettivo “Vivioro” – «marchio collettivo nato per valorizzare qualità della lavorazione e provenienza geografica, per essere riconosciuti dai consumatori», ha detto Massimo Guasconi, presidente della Camera di Commercio di Arezzo e Siena – e fino alla produzione di nicchia del corallo e del cammeo di Torre del Greco: «Abbiamo iniziato il percorso per il riconoscimento del marchio IGP per le nostre produzioni. Il disciplinare è pronto», ha annunciato Vincenzo Aucella, presidente Assocoral.
Studenti e sostenibilità per il futuro del Made in Italy
«Questo evento è la prova che siamo attenti alle dinamiche di mercato. A partire dal ruolo dei nostri collaboratori, per i quali va pensato un percorso professionale degno delle esigenze del cliente di oggi. Nei poli fieristici di Arezzo e Vicenza portiamo molti dei nostri associati perché sono palcoscenici di formazione», ha dichiarato Stefano Andreis, presidente Federpreziosi Confcommercio.
A giocare un ruolo da protagonisti del Summit del Gioiello Italiano più di mille studenti delle scuole tecniche e artistiche. Durante la cerimonia del concorso Première, voluta da quest’anno da Beppe Angiolini, art director di Oroarezzo, sono state premiate Chiara Angeli e Asia Barberi, due studentesse le cui creazioni, realizzate da un’azienda locale, rappresentano l’eccellenza dei nuovi talenti italiani e un esempio di incoraggiamento per i giovani ad avvicinarsi al mondo dell’oro e del gioiello, che richiede competenze certificate come ha ricordato Antonio Romeo, direttore del Dintec.
Inoltre, la tappa di Smart Future Toscana 24 – iniziativa di orientamento dedicata ai giovani della Toscana – ha permesso a ragazze e ragazzi di avvicinarsi al mondo dell’impresa attraverso talk ispirazionali e laboratori esperienziali: «Vedere i ragazzi uscire da questi incontri con una nuova luce negli occhi è la nostra più grande soddisfazione», hanno dichiarato Lilli Franceschetti e Marco Bianchi, organizzatori dell’evento.
«Ci piace raccontare la parte green del nostro lavoro e l’attenzione delle aziende orafe per la sostenibilità. Ad Arezzo troviamo la vera economia circolare», ha sottolineato Giordana Giordini, presidente di Federorafi Confindustria Toscana Sud. «Il ricambio generazionale parte dalla comunicazione: siamo sui canali che i giovani usano. Abbiamo chiesto loro cosa pensassero del nostro mondo e c’è stata un’apertura che ha avvicinato le generazioni», ha aggiunto Alessia Crivelli, vicepresidente Federorafi Confindustria. «Ad Arezzo abbiamo l’unica scuola orafa pubblica in Italia, che è dotata dei macchinari che usano le aziende orafe, quindi con un alto livello di preparazione grazie anche alla collaborazione con gli ITS» ha ricordato Mauro Benvenuto, presidente CNA Orafi Arezzo e in rappresentanza della Consulta Orafa di Arezzo. Luca Parrini, presidente Confartigianato Orafi e Argentieri ha aggiunto: «Ad Arezzo abbiamo 30 diplomati all’anno nel nostro settore, ma ne servirebbero almeno 300…».
Il Summit ha ribadito dunque la necessità di un approccio integrato tra innovazione, formazione e tradizione per garantire al settore orafo italiano un futuro competitivo sui mercati globali. Un messaggio condiviso anche da Stefano Andreis, presidente di Federpreziosi Confcommercio: «Arezzo e Vicenza non sono solo poli fieristici, ma palcoscenici di formazione».