La chef Arianna Gatti. Photo Credits: Nicolò Brunelli
La chef Arianna Gatti. Photo Credits: Nicolò Brunelli

Essere nominata “Cuoco Emergente” è la chiusura di uno dei tanti cerchi: fin dagli anni della mia formazione ho sempre cercato di creare una filosofia di cucina che potesse rappresentarmi appieno, in ogni sfaccettatura, e il conseguimento di questo premio è il compimento di questo obiettivo. È un riconoscimento per tutto l’impegno e i sacrifici fatti durante questo periodo”, così Arianna Gatti appena nominata “Cuoco Emergente 2024 che ogni anno viene conferito dal Gambero Rosso ai giovani talenti della cucina italiana.

Nata a Forme, piccolo borgo in provincia dell’Aquila, dopo vari anni di formazione in Italia e all’estero, da gennaio è alla guida della cucina del ristorante Forme, a Brescia.

Ristorante Forme, Brescia
Una foto della sala del Ristorante Forme, a Brescia. Photo Credits: Nicolò Brunelli

Che tipo di cucina propone Arianna Gatti?

Amo definire la mia cucina come equilibrata, concreta e immediata. Nei miei piatti coniugo ingredienti e preparazioni tipiche sia della tradizione abruzzese che di quella lombarda, fatte di pietanze dai sapori autentici e decisi.

Fondamentali sono gli ingredienti, locali e nazionali, che rendo facilmente riconoscibili in ogni piatto, utilizzando per la loro preparazione tecniche funzionali. Ma altrettanto importante è il prezioso aiuto della mia brigata, composta da ragazzi giovani e ambiziosi, a cui voglio dedicare il premio: il nostro lavoro in cucina è il frutto di un’incredibile sinergia, del supporto e di quella complicità che ci rendono un team affiato”.


Lei ha vari anni di esperienza sia in Italia, per esempio al ‘Miramonti l’Altro di Concesio, sia in Spagna. Che cosa ne ha tratto?

 “Il Miramonti l’Altro è stato una grande scuola, dove ho imparato tantissimo. Philippe Léveillé è un maestro di cucina straordinario e Daniela e Mauro Piscini, maestri di sala e accoglienza, mi hanno insegnato i fondamentali per la mia carriera. In Spagna ho seguito un corso di formazione a Casa Marcial e al Ricard Camarena Restaurant, ristoranti dello chef Nacho Manzano, incentrato sulla tecnica, su un metodo di cucina più schematico e preciso, meno di pancia”.

Gli chef e i concorsi per chef sono sempre più di moda soprattutto in televisione. Secondo lei è un bene o un male?

“Sicuramente nell’ultimo decennio la cucina, grazie anche alla televisione, è stata sdoganata e molti miei colleghi sono delle vere e proprie celebrità. La grande ristorazione è così diventata meno elitaria e più pop. E del resto oggi il cliente è più attento a quello che mangia, vuole conoscere l’origine delle materie prime e i processi di produzione degli ingredienti che consuma. Ciò fa sì che i concorsi, i premi e le trasmissioni televisive interessino un numero sempre maggiore di persone attente a tali questioni”.