Qual è l’atteggiamento delle aziende del food&beverage italiane di fronte alle politiche della sostenibilità?

In Italia, secondo i dati appena diffusi da ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), l’attenzione alla sostenibilità è alta, ma per il raggiungimento degli obiettivi ESG2030 la strada è ancora complessa.

Quali sono, dunque, per le aziende le azioni più efficaci e gli investimenti su cui puntare per affrontare con successo un reale processo di transizione verso la sostenibilità?

Ha cercato di rispondere un sondaggio realizzato dalla media company Food in collaborazione con Porsche Consulting che ha coinvolto 18.500 imprese.

Molto positivo il fatto che, nonostante le difficoltà per attuare e portare avanti azioni di sostenibilità il 62,5% delle imprese del settore continuerà a farlo.

I principali ostacoli indicati dalle imprese di produzione e retail sono i costi elevati delle materie prime che possono condizionare le scelte di investimento anche nella sostenibilità, e le lentezze burocratiche e amministrative per porle in atto. Emerge poi il problema del reperire competenze e figure professionali adeguate (31,2%)

Economia circolare, risparmio energetico e controllo delle emissioni di CO2 sono le principali aree di intervento.

Alla richiesta di indicare le soluzioni ritenute più efficaci per migliorare la sostenibilità dei processi produttivi il 66% indica l’economia circolare e la riduzione degli sprechi; il 59% è orientato verso la ricerca di fonti energetiche rinnovabili, il 31% sui processi di controllo e compensazione delle emissioni di CO2 e il 28% sulla gestione differenziata dei rifiuti.

Relativamente alle azioni più rilevanti su cui investire, il 56% del campione intervistato indica la selezione attenta dei fornitori, il 44 % indica l’ottimizzazione della logistica, il 43% è a favore dei sistemi di tracciabilità, il 25% è orientato verso la filiera corta con produttori locali e il 22% verso la filiera corta in termini di numeri di intermediari.

Anche sul fronte del packaging si sta facendo molto. Il 65,6% degli intervistati ritiene l’impiego di materiali riciclabili tra le soluzioni più efficaci adottate sino ad oggi, assieme alla riduzione del numero degli imballi (59,4%) e alla diminuzione del contenuto di plastica (34,4%). Per il momento solo il 3% è favorevole alla totale eliminazione del pack e alla conversione al prodotto sfuso.

Fondamentale poi il tema dell’etichettatura: Il 62,5% degli intervistati ritiene fondamentale l’indicazione relativa alle certificazioni dei prodotti e delle materie prime, ritenute non solo una leva di marketing, ma anche una garanzia di trasparenza nei confronti del consumatore finale.

Al primo posto tra le priorità in termini di azioni e investimenti abbiamo le persone.
Qui in proposito gli interventi che la maggior parte delle imprese intende attuare sono nell’ordine: l’equilibrio di genere (48,3%), l’equità di salario (41,4%) le politiche dell’inclusione (41,4%) e le pari opportunità (34,5%).

Le azioni specifiche rivolte alle persone vanno da benefit sempre più innovativi e premianti in termini di qualità della vita, a servizi aziendali realmente importanti come ad esempio asili nido o palestre. Sempre meno diffusi, per contro, gli interventi su servizi più tradizionali come mense e buoni pasto.

Infine altro tema affrontato è stato quello della riduzione dello spreco alimentare che rientra tra gli obiettivi dell’Agenda 2030.  E’ emerso che la corretta gestione delle eccedenze, attraverso la donazione a enti e associazioni, è al centro delle strategie intraprese dal 43,8% degli intervistati. Il 37,5% è poi a favore dell’introduzione di un’etichetta anti-spreco (proposta avanzata dalla Commissione Europea già a gennaio ma ancora in fase di studio; ndr) che allunghi la vita dei prodotti chiarendo la differenza tra “consumare entro” e “consumare preferibilmente entro”.

Secondo il 31,2% degli intervistati un altro valido supporto ai comportamenti virtuosi nell’acquisto e nel consumo dei cibi sono le piattaforme digitali e le App anti-spreco, assieme a specifiche campagne di comunicazione rivolte al consumatore.