“Vorrei iniziare con una confessione, sono un banchiere d’affari. Per più di trent’anni ho collaborato con Stati, imprese e individui per aiutarli a creare valore, a proteggere e far crescere il loro capitale. Ci sono modi peggiori di impiegare il tempo”.
Inizia così “Moneta e promesse”, il primo libro di Paolo Zannoni, nato a Ravenna nel 1948, advisor per Goldman Sachs e presidente di Prada Holding dopo esserlo stato di Prysmain, Autogrill e Fiat Usa.
Un saggio che è un viaggio nel mondo delle banche e dei loro rapporti con Stati e privati per la gestione del debito. Soprattutto debito pubblico che nasce dall’esigenza degli Stati di finanziare la pubblica amministrazione, le opere pubbliche, soprattutto le guerre di difesa o espansione. Stati che, alle prese con crescente bisogno di denaro fanno ricorso a chi possa fornirglielo: i primi banchieri, appunto.
Si parte così dalla Pisa del XII secolo dove ebbe inizio la storia della “moneta di banca”, inventata per sopperire alla carenza e complessità della “moneta di zecca”, in oro o argento, coniata dalla zecca della Repubblica marinara. Moneta che è di fatto una promessa di pagamento che la banca rilascia e che può essere scambiata dallo Stato, dalle istituzioni e anche dai privati per pagare le loro obbligazioni.
Nei sette capitoli del suo libro, ciascuno dedicato a un diverso periodo storico dalla Repubblica di Pisa all’Unione Sovietica, Zannoni ripercorre l’evoluzione dei rapporti, spesso complessi, tra Stati e banche e la loro incidenza anche sulla vita dei comuni cittadini. Si passa quindi alla Venezia del Banco Giro che nel XVII secolo crea moneta per la Repubblica e per i suoi commerci, alla Gran Bretagna dove viene istituita la Banca d’Inghilterra, prima banca nazionale.
Del tutto originali le banche del Regno di Napoli che, nate dai Monti di Pietà, si dedicarono soprattutto ai piccoli prestiti per i più poveri, ma anche a contribuire alle ingenti richieste di denaro che venivano dalla Spagna del cui impero erano parte.
Moneta fatta tutta di debito era quella delle tredici colonie degli Stati federali in America, precursori degli Stati Uniti.
Infine la Russia bolscevica che ai tempi di Lenin adottò la moneta bancaria coniugando i principi capitalisti a quelli del comunismo.
Da questi esempi si arriva ai giorni nostri quando le promesse bancarie, riviste e aggiornate, continuano ad essere il sistema che consente agli Stati di far fronte ai propri impegni, pagare gli stipendi ai funzionari, far funzionare la macchina pubblica e provvedere alle varie esigenze di nazioni e popoli.
Quello di Paolo Zannoni è un affascinante viaggio attraverso i complessi rapporti che legano debito pubblico e debito privato, frutto di un intenso lavoro di ricerca in archivi e caveaux di numerose banche e che arriva alla conclusione che la moneta, oggi come allora, è soprattutto debito bancario.
Paolo Zannoni
MONETA E PROMESSE
Pagg. 330 – Euro 20,00 – Rizzoli