Suo padre, Bernardo, anni fa narrò in un libro di molto successo soprattutto mediatico (“Falce e carrello”) le difficoltà di fare impresa commerciale in Italia. Ora è suo figlio, Giuseppe, a raccontare le vicende della famiglia lombarda, ma da un ben differente punto di vista. In “Le ossa dei Caprotti” c’è il racconto di come Giuseppe, figlio di Bernardo, ha vissuto il rapporto col padre, di come se ne è allontanato tumultuosamente, di quella che lui ritiene essere la verità, nient’altro che la verità, della nascita e dello sviluppo di Esselunga.
I tre fratelli Caprotti, Bernardo, Guido e Claudio, discendenti di una famiglia di industriali lombardi del tessile entrarono quasi per caso negli anni Cinquanta nel mondo dei supermercati. All’epoca la famiglia Rockefeller, dopo attento studio del mercato europeo, scelse l’Italia per avviare i primi supermercati moderni. Qualcosa di assolutamente nuovo per il Vecchio Continente. Luoghi dove trovare prodotti altrove introvabili a prezzi competitivi con i normali negozi di vicinato.
Fu una vera rivoluzione che vide accanto alla famiglia statunitense alcuni imprenditori italiani tra cui i Lunelli (che poi si metteranno in proprio dando vita agli ipermercati Iper e ai supermercati Unes) e, appunto, i Caprotti che entrarono in società con i Rockefeller grazie a un prestito, mai restituito nonostante le promesse, precisa l’autore, di 300 milioni di lire da parte della nonna Marianne.
Da qui la crescita della famiglia nel mondo dei supermercati che presero presto il posto delle pur consolidate attività delle manifatture tessili.
Ma anche l’inizio dello strapotere e delle prepotenze di Bernardo nei confronti della madre “che finì ai margini della vita familiare”, dei fratelli con i quali ruppe anche in maniera clamorosa (“mettendo in atto un pluriennale disegno per metterli sul lastrico, silenziosamente e in letizia, entrambi e le loro famiglie”), della giovane moglie Giorgina di cui mantenne il controllo assoluto fino a quando lei lo abbandonò, e dei figli Giuseppe e Violetta, quest’ultima oggi alla guida di Esselunga.
“Mai un abbraccio o una carezza. Non pronuncia mai parole di apprezzamento: l’ironia che è il suo punto forte si trasforma spesso in sarcasmo”, scrive Giuseppe.
Un rapporto sempre tumultuoso che sfocerà nella rottura tra padre e figlio e nell’uscita di quest’ultimo dall’Esselunga di cui era stato anche amministratore delegato. Un ricordo particolareggiato, asciutto, duro quello di Giuseppe. Un racconto in cui traspare tutto il rancore di un figlio verso un padre fin troppo severo dal quale non è mai stato compreso e, forse, veramente amato.
Il ritratto che ne esce di Bernardo Caprotti è così quello di un uomo dispotico cui il denaro “interessa solo per esercitare il potere”, tanto distante dall’immagine dell’imprenditore innovativo e lungimirante che lo ha sempre caratterizzato.
Ma “Le ossa dei Caprotti” oltre che la storia di Bernardo e della sua famiglia dall’Ottocento ai giorni nostri, è anche un affresco sulla borghesia industriale lombarda, sui suoi rapporti, sulle sue relazioni, sui suoi legami anche di parentela che tanto ha inciso, e ancora in parte incide, nella costruzione della storia d’Italia.
Giuseppe Caprotti
LE OSSA DEI CAPROTTI
Pagg. 396 – Euro 20,00 – Feltrinelli