La copertina del libro 'Franco e Ciccio storia di due antieroi'


…Franco e Ciccio. Così. Basta solo il nome.

Basta il nome per suscitare un sorriso. Oggi, come sessant’anni fa.

Basta il nome per averli davanti agli occhi, così come sono sempre stati: più improbabili e assurdi che mai.

Hanno travolto il cinema e lo spettacolo italiano con l’irruenza dei veri fenomeni.

Sono stati la coppia di comici più proverbiale della nostra storia. Nonostante un girotondo eterno di liti e riconciliazioni.

Questa è la loro prima biografia autorizzata, un racconto che è anche la storia di un’amicizia preziosa, di un’unione irripetibile. Una storia partita dal nulla, dalla miseria dell’infanzia, ed è arrivata a toccare milioni di spettatori.

Una storia di risate e qualche lacrima, di grandi spettacoli e film improbabili, una storia gioiosa che si tinge alla fine anche di giallo.

Questo libro la ricostruisce con testimonianze e documenti, foto e con gli interventi decisivi e diretti dei figli Giampiero Ingrassia e Massimo Benenato (cognome di Franco).

di Alberto Pallotta e Andrea Pergolari, collana Di Profilo, cm 15×20, pp. 496, € 28,00

I edizione: ottobre 2022ISBN 9788865061534

GLI AUTORI:

Alberto Pallotta (1966), scrittore e saggista, ha collaborato con riviste e portali a carattere nazionale ed è stato documentarista per l’emittente televisiva Videomusic. Nel 2001 ha fondato la casa editrice Un mondo a parte.

Andrea Pergolari, nato a Roma nel 1975, è scrittore, storico del cinema e dirige un piccolo teatro a Roma. In coppia con Alberto Pallotta, ha recentemente pubblicato La commedia italiana in 160 film (2022).

Stralciati dal libro:

Da CORE ‘NGRATO al Sistina: Il tempo dell’Avanspettacolo

«Durante il periodo dell’avanspettacolo, viaggiavamo in terza classe e spesso Franco faceva nta di essere paralitico per trovare posto sui treni affollati. Io gli facevo da spalla, ma ogni tanto ci facevamo scopri- re, rischiando il linciaggio. Nel ʼ56/57 guadagnavamo quattromila lire a serata, a testa. Dopo un debutto a Bergamo, il capocomico, colpito dal successo, ci aumentò il cachet di mille lire: con quei soldi mi comprai un cappotto. Costava diecimila lire, lo pagai a rate, mille lire al mese.»

… Lo spettatore di Ciccio e Franco è forse lo stesso che fu di Totò. In Ciccio e Franco il pubblico dei poveri trova ancora la muffa di un pane circense che fu suo, l’eco di un divertimento che gli appartenne. L’eco dell’avanspetta- colo, appunto, delle cui tre caratteristiche: cosce, satira, volgarità (questa un elemento a sé, anche se evidentemente ora strettamente integrato agli altri due), la prima è stata assorbita dai settimanali e poi dai film semi-porno- grafici […], la seconda è stata ovunque appiattita dal laidume televisivo ed è rinata coi vignettisti, la terza deviata dalla commedia di costume a livelli piccolo-borghesi. In Ciccio e Franco (o meglio: in Franco, perché Ciccio è una spalla, indispensabile come tutte le spalle) le cosce contano poco e la satira è rarissima.