È un ritorno importante, quello di Unionbirrai a Beer&Food Attraction, che prospettive vede per il settore e per questa edizione della fiera?
“Sicuramente c’è grande soddisfazione e trasmetto grande entusiasmo da parte di tutti i birrifici che sono ritornati in fiera a Rimini in gran numero (oggi abbiamo superato le 100 unità) e ci stiamo riavvicinando a quello del 2020. Le prospettive sono sicuramente interessanti, è chiaro che arriviamo da un momento tragico, quindi ogni variazione positiva è avvertita in maniera estremamente evidente. La crescita c’è, speriamo che questo momento che ci permette nuovamente di affacciarci al consumatore e al business, perché qui a Beer&Food Attraction abbiamo la possibilità di incontrare tutti gli stakeholder della nostra filiera, per noi è anche uno sprone a far meglio e ad adattarci alle nuove abitudini di consumo. La pandemia, infatti, ha cambiato tante regole e dobbiamo anche essere bravi a reagire alle esigenze del consumatore, comunicando in maniera corretta, rispondendo alle sue richieste in maniera puntuale”.
Da dove partire per favorire più possibile questa ripresa del settore?
“Dobbiamo fare innanzitutto cultura, questo è fondamentale. Unionbirrai, da sempre, è impegnata nella divulgazione del concetto di ‘birra di qualità’, di birra made in Italy, com’è la birra artigianale. E lo fa, ad esempio, attraverso le attività di degustazione e i corsi di formazione. È cresciuta moltissimo la qualità del nostro prodotto, anche grazie alla capacità dei produttori di ricercare ed innovare, sempre nel rispetto per la qualità. Infatti un segnale molto importante è quanto la birra artigianale italiana è apprezzata all’estero: ultimamente abbiamo avuto dei risultati eccezionali, siamo tornati da Bruxelles, da Barcellona, da Monaco con premi importanti, questo è un segnale che ci dà motivazione per migliorare sempre”.
Occorre crescere nella comunicazione, secondo lei?
“Assolutamente! Noi, come associazione, rappresentiamo un mercato estremamente piccolo, in termini volumetrici, 3,7-3,8% del consumo in Italia, sta però a noi riuscire a trasmettere al consumatore cosa c’è davvero di valido nel nostro prodotto e dobbiamo impegnarci a divulgarlo il più possibile”.