Eletto al primo turno, dall’ottobre 2021 Jamil Sadegholvaad è il sindaco di Rimini. Sguardo diretto, sorriso aperto, lo abbiamo incontrato per un’intervista che affronta con un taglio complessivo i temi della città, argomenti che nelle sue risposte diventano globali.
Rimini, da qui a cinque anni
Signor sindaco, lei rappresenta una generazione, quella nata negli anni del boom turistico riminese, oggi alle prese con le nuove sfide globali, economiche e politiche. La sua linea è già ben visibile a breve tempo dal suo insediamento, cosa immagina per la sua città da qui a cinque anni?
“E’ una domanda che provo a spoliticizzare: in quale Rimini vorrei che vivesse mia figlia, quando avrà la mia età (e, fortunatamente, ne manca di tempo…)? Una città a misura di persona, libera, aperta, che considera l’essere umano una componente irrinunciabile del mondo e della natura e per questo lavora ogni giorno per arrivare all’armonia dei servizi, delle opportunità, dell’educazione, delle relazioni. La città che vorrei lasciare è quella che non ha muri nuovi e non ha necessariamente architetture futuristiche, dove le persone vivono bene e in simbiosi tra loro, senza steccati e con quella giustizia sociale che è anche figlia della giustizia territoriale: perché un residente che abita in centro storico deve avere più opportunità di quello che vive in collina o nelle aree interne? Sarei felice, e tutto sommato anche soddisfatto del mio contributo di pubblico servizio, se mia figlia vivesse in una città così”.
Oggi Rimini conta molto su di un nuovo filone turistico, quello culturale. La città si è dotata di contenitori unici, facendo leva sulle sue ricchezze artistiche, storiche. E sul retaggio del suo cittadino più illustre: Federico Fellini. E’ un percorso da sviluppare ulteriormente?
“Abbiamo davanti un obiettivo la cui portata non tutti hanno ancora intuito: la candidatura di Rimini a Capitale italiana della Cultura per il 2026. Fino a 20 anni fa, il solo pensarlo era proibito o quasi. L’immagine di Rimini più consolidata, le sue contraddizioni oscillanti tra il ‘divertimentificio’, la ‘riminizzazione’, le ‘mille luci della capitale italiana della vacanza’, apparivano un ostacolo a ogni intenzione di spostare l’asse strategico verso il tema culturale. Che invece è intrinsecamente legato, da sempre, alla storia, all’identità e dunque al futuro della nostra comunità. E’ chiaro come gli investimenti compiuti nel recente arco temporale, abbiano svegliato il gigante assopito, rimettendo il rapporto con la creatività, con l’arte, la storia, l’intelligenza, la curiosità intellettuale là dove deve stare: al centro del villaggio. Ci candidiamo con autorevolezza e con la consapevolezza che Rimini ha svolto costantemente un ruolo diverso, laterale, alternativo a quello della cultura ufficiale italiana. Va detto che il percorso per noi è già un traguardo. Useremo la procedura e il dossier della candidatura per mettere per iscritto, e dunque per teorizzare, questa svolta che è a tutti gli effetti una svolta di comunità e non solo degli ‘uffici culturali'”.
Una grande città, sebbene fortemente turistica come la sua, non punta solo a migliorare i servizi per gli ospiti, ma anche a sviluppare la qualità della vita per i suoi residenti. Rimini si sta dotando di nuove strade, rotonde, piste ciclabili, servizi digitali e di intelligenza artificiale per agevolare il rapporto con la cittadinanza… Cosa dimentichiamo?
“Spesso il tanto fatto a Rimini, dall’alba del nuovo millennio a oggi, viene parcellizzato in elenchi di ‘cose fatte’ o ‘da fare’, più o meno lunghi. La famosa visione è tirata, di volta in volta, per la giacchetta, ad uso e consumo motivazionale delle stagioni politiche che si succedono. Direi in due parole che oggi Rimini, grazie alle cose fatte e a quelle da fare, è una città che nello spazio limitato a pochi chilometri, quelli compresi tra il mare e la collina, offre una straordinaria esperienza di vita e benessere, uno squarcio di un futuro possibile (e auspicabile) per un Paese che ha finalmente nell’Europa i suoi orizzonti e non i suoi confini. E’ il disegno complessivo, paradossalmente, quello che a volte si dimentica. Credo che Rimini orienterà il suo sviluppo nei prossimi 10 anni su un ulteriore salto di qualità. Io lo chiamo cittadinanza continua. Non esisteranno più categorie come residenti e ospiti, ma cittadini che si fermano più a lungo o temporaneamente. Immagino che con gli investimenti fatti sul mare (fogne), parco del mare (waterfront), cultura (rete museale), viabilità, insieme alle infrastrutture della mobilità che dovranno essere realizzate con il PNRR, Rimini possa essere attrattore di vite ed esperienze lavorative creative, di altissima professionalità, una sorta di Silicon Valley dell’altissima specializzazione in cui creativi e le loro famiglie possano recarsi al lavoro a Milano con l’alta velocità in un’ora e 40. Tornare a pomeriggio e lavorare con lo smart working, poi uscire per fare jogging nel parco del mare e alla sera andare a un grande concerto al teatro Galli, a un grande evento alla Fiera di Rimini o a una mostra organizzata al Museo Fellini nel castello malatestiano. Nel raggio di un chilometro un cittadino di Rimini avrà tutto, un tuffo nella storia e nel futuro del buon vivere”.
Le rotte internazionali
Aggiungiamo una domanda sul tema delle rotte internazionali in area business: la Fiera di Rimini ha ormai una nuova collocazione sul mercato domestico e globale che necessita di collegamenti aerei.
“L’aeroporto è una struttura indispensabile, non solo per il ritorno a flussi di viaggiatori esteri pre Covid e per sostenere il turismo fieristico e congressuale 12 mesi all’anno, ma anche per dare continuità agli investimenti fatti negli ultimi 10 anni. Se pensiamo a tutti i voli che avevamo in programma nel 2022 da Russia e Ucraina, o alla scelta del tour operator internazionale Anex Tourism Group dell’aeroporto di Rimini come sede della sua base operativa, poi saltato… Della crescita del nostro aeroporto ne beneficia tutta la Romagna e anche una parte delle Marche, oltre a San Marino. Per Rimini, così come per Riccione, Cattolica, Misano, Bellaria e altre località della Romagna, avere un aeroporto che funzioni è vitale per il turismo. Ci stiamo muovendo su più fronti sul tema del rilancio del nostro aeroporto. Oltre all’accordo su cui stiamo lavorando con San Marino nell’ambito dell’intesa istituzionale di collaborazione, che vede una cooperazione su più temi, inclusi quelli di viabilità e aeroporto, si sta definendo una collaborazione tra istituzioni (pubbliche e private) della Riviera, per sostenere l’incoming turistico, utilizzando anche le potenzialità dello scalo riminese. Credo che quella dell’aeroporto sia una questione inaggirabile se vogliamo incrementare di numeri superiori a 2 cifre gli arrivi nella nostra provincia. Occorre un patto istituzionale, che coinvolga anche privati (penso ad esempio a Italian Exhibition Group) su questo argomento. E occorre definirlo al più presto”.
La richiesta congressuale è in crescita a livello internazionale e la sua città ha un ottimo posizionamento in questo scenario. Il Palazzo dei Congressi di Rimini si avvicina al riempimento totale e a breve il rapporto tra domanda e offerta potrebbe risultare sbilanciato. Quali prospettive si aprono per questa struttura che, nell’alveo dell’attività fieristica e degli eventi, rappresenta un fattore economico di primo livello per l’intera Riviera?
“E’ un discorso molto attuale, molto serio, su cui è necessario aprire un tavolo di lavoro con Italian Exhibition Group, visto che le intenzioni coincidono perfettamente. Dobbiamo individuare e dare corpo e gambe a piani di sviluppo sostenibili e avanzati, tenendo conto davvero che, dopo il biennio pandemico, quello che era un settore che a livello mondiale appariva al capolinea, oggi ha avuto un balzo in avanti inaspettato per gli stessi analisti. Entusiasmante per chi, come Rimini, ha realizzato negli anni scorsi una struttura e un sistema a rete di eccezionale strategicità nelle dinamiche economiche riminesi, regionali e nazionali”.
Per concludere, non il primo cittadino, ma il “semplice” cittadino Jamil Sadegholvaad, cosa ama di più della sua città?
“Le piccole cose che, magari non ce ne accorgiamo, ci fanno sentire speciali: potere portare mia figlia al mare, mangiare una piada, entrare in Comune ogni giorno e sentire ancora l’orgoglio e la fatica di rappresentare la città dove sono nato. E chiedermi ogni volta ‘lo sto facendo bene?’“.
Chi è Jamil Sadegholvaad
Padre iraniano e mamma di Coriano (il paese dell’entroterra romagnolo dove regna il ricordo di Marco Simoncelli), Jamil Sadegholvaad nasce a Rimini nel 1972. Dopo aver frequentato il liceo scientifico, si laurea in Scienze politiche all’Università di Bologna e sin dall’adolescenza affianca i genitori nella gestione dello storico negozio di tappeti persiani che si trova in una delle vie del centro riminese.
La sua prima esperienza da amministratore risale al 2009, quando viene scelto dall’allora presidente della Provincia di Rimini, Vitali per far parte della sua squadra di assessori. Esperienza che dura fino al 2011 quando, dopo essere stato eletto consigliere comunale, entra a far parte della Giunta guidata dal sindaco Andrea Gnassi, incarico ricoperto per dieci anni.
Oggi Jamil Sadegholvaad è sindaco di Rimini, eletto al primo turno il 4 ottobre 2021, ed è papà di Jasmine, 5 anni.
Oltre ad essere alla guida della città, dal 1° gennaio 2022 ricopre il ruolo di presidente di Visit Romagna, la Destinazione Turistica che dal 2018 coordina la promozione dei territori di Rimini, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e dallo scorso novembre è presidente della Provincia di Rimini.
Credits immagini Jamil Sadegholvaad, Teatro Galli, lungomare di Rimini: ©Riccardo Gallini/GRPhoto