Michela Amenuni e Matteo Farsura a Oroarezzo 2024

Per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo questa intervista apparsa su ‘Economia & Territorio‘ a firma di Brunello Cavalli

Durante l’ultima edizione di Oroarezzo abbiamo incontrato Matteo Farsura, dallo scorso aprile global exhibition manager Jewellery&Fashion Division di IEG e Michela Amenduni product marketing & communication manager della stessa divisione. Con loro abbiamo parlato oltre che della manifestazione aretina, delle attuali congiunture del comparto orafo-gioieliero.

Matteo Farsura Oroarezzo è stato il suo debutto come global exhibition manager della divisione jewellery&Fashion di IEG. Sappiamo che la manifestazione è stata molto positiva. Ma ci parli anche di questo suo esordio e di come intende affrontare questa nuova, grande sfida professionale all’interno di un colosso fieristico come IEG con il plus della quotazione al mercato principale della Borsa.

«La quarantatreesima edizione di Oroarezzo è andata bene, i numeri ci dicono che i visitatori sono aumentati complessivamente del 5 per cento, che gli esteri quest’anno segnano un nuovo picco del 14 per cento e che i Paesi di provenienza sono arrivati a 109, dai 100 della scorsa edizione. Tra le new entry, abbiamo visto Bahrein, Laos, Venezuela, Afghanistan, Montenegro e Repubblica Domenicana. C’è poi l’exploit dell’Australia che raddoppia la presenza rispetto allo scorso anno. Dato altrettanto interessante è che aumentano anche i visitatori italiani, con un +4 per cento. I 400 buyer ospitati in partnership con ICE Agenzia sono arrivati, quest’anno, da 60 Paesi. Questo è un risultato che premia una strategia condivisa. Quando Oroarezzo è entrata nel portfolio di IEG abbiamo pensato che l’unico percorso possibile per rilanciare la manifestazione fosse condividere con le associazioni di categoria e gli stakeholder del territorio un progetto che abbiamo chiamato “Evoluzione Oroarezzo”. Ecco, in conclusione, direi che la responsabilità al mio esordio nel nuovo ruolo di global exhibition manager è di lavorare in maniera quanto più inclusiva possibile con gli stakeholder aretini per la crescita della manifestazione. Sul versante internazionale, il prossimo appuntamento della nostra Jewellery Agenda è a Singapore dall’11 al 14 luglio. Vicenza, Arezzo, Singapore e Dubai: ognuno di questi appuntamenti fieristici dà valore a IEG, che si posiziona come player globale del settore orafo-gioielliero».   

Michela Amenduni a Oroarezzo si è parlato anche di comunicazione. Come si è evoluta la comunicazione del settore orafo-gioielliero negli ultimi anni?

«Uno degli appuntamenti proposti in collaborazione con Federpreziosi toccava proprio il tema della comunicazione nel segmento retail. Aspetto che va affrontato, come la stessa Federpreziosi ha fatto, in combinazione con un’analisi dell’evoluzione degli acquisti e dell’offerta retail. La ricerca è stata presentata in anteprima a Oroarezzo, il che, naturalmente, ci onora. Se partiamo dalla considerazione, oramai assodata anche per il mercato italiano delle gioiellerie, che esiste un’unica esperienza di acquisto sia in negozio, che sui canali di vendita online degli stessi negozi fisici, vediamo che i clienti vogliono la flessibilità di esplorare e acquistare gioielli attraverso vari canali, che si tratti di uno showroom virtuale, di un’app mobile, o di una visita in negozio. E le aziende hanno sviluppato strategie omnicanale per offrire un’esperienza senza soluzione di continuità, indipendentemente dal punto di contatto scelto dal cliente. Più digitale, personalizzata, trasparente e interattiva, così è evoluta la vendita e così la comunicazione. Vorrei aggiungere che a Oroarezzo si è anche comunicato, oltre a parlare di comunicazione. Non sembri un gioco di parole. Il Career Day ha fatto comunicare le aziende orafe del territorio, che hanno posizioni lavorative aperte, con gli istituti scolastici che formano gli orafi di domani. Questa è comunicazione e azione insieme, di cui siamo molto orgogliosi».

Farsura qual è lo stato attuale della manifattura orafa italiana? Come sta affrontando le incertezze create dalla situazione geopolitica internazionale che, soprattutto, incide sul costo delle materie prime con forti oscillazioni dei prezzi?

«La manifattura orafa continua a crescere a doppia cifra. A livello nazionale, secondo il Centro Studi di Confindustria Federorafi, il fatturato ha chiuso il 2023 con un +10,2 per cento, pari a quasi 12 miliardi di euro. Nonostante la situazione di instabilità geopolitica, viaggia a doppia cifra anche l’export con un +11 per cento, che a fine 2023 fa chiudere il saldo commerciale a 10 miliardi di euro di attivo. L’export aretino, da solo, sfiora i 3,5 miliardi di euro. Certo, la situazione internazionale mette in gioco più punti di vista: le decisioni delle banche centrali, oltre al mercato. Come ha rilevato la presidente di Federorafi, Claudia Piaserico, il settore deve dialogare con il Ministero degli Affari Esteri e ICE Agenzia per diversificare la strategia commerciale. Consolidare i mercati di Stati Uniti, Francia e Polonia. Esplorare Canada e Australia».

Amenduni anche per Oroarezzo c’è stata un’attenta azione di profilazione dei visitatori che è stata accompagnata da un significativo aumento dei buyers esteri ospitati. Cosa possiamo aspettarci per la prossima Vicenzaoro September?

«Il rapporto tra buyer ospitati ed espositori ad Arezzo era maggiore di uno a uno, 400 buyer per 370 brand espositori. La profilatura ha coinvolto sia le associazioni di categoria, che singole imprese. C’è un tavolo tecnico, al quale si costruisce la buona riuscita del programma di incoming. Per Vicenzaoro September, continuiamo il lavoro che continua a dare i risultati visti per questa ultima edizione di Arezzo e a Vicenza da più edizioni. Vicenzaoro September è tradizionalmente l’appuntamento più importante per gli acquisti degli operatori internazionali e dei retailer in vista delle festività di fine anno. L’azione è sempre più capillare e attenta, per creare il corretto e profittevole matching tra domanda e offerta».

Farsura che ruolo gioca in questo contesto IEG con le sue manifestazioni non solo in Italia ma anche all’estero?

«Partiamo dal dato dell’Australia, che ha visto raddoppiare il numero dei visitatori a questa edizione di Oroarezzo. Qui è chiaro il ruolo che IEG ha per il settore orafo e in particolare per il distretto aretino. Presidiare i mercati più rappresentativi del suo export, come per esempio la Turchia, e promuovere l’incontro con buyer di nuovi mercati. Le fiere hanno questa missione, l’impresa di aiutare le imprese a far crescere il proprio business. Con le manifestazioni a Singapore e Dubai intercettiamo espositori che non frequentano le nostre manifestazioni italiane, coltiviamo relazioni per il futuro. Non solo. Creiamo una piattaforma per le aziende italiane interessate ai mercati del Medio Oriente e Far East. Anche qui con un gioco di squadra, assieme a ICE Agenzia e MAECI».

Amenduni lei è anche direttore gestionale del Museo del Gioiello di Vicenza, un luogo unico nel suo genere. In che misura questo sito contribuisce a una diversa consapevolezza culturale del valore del settore?

«Il Museo del Gioiello di Vicenza è davvero unico nel suo genere. Primo museo italiano interamente dedicato al gioiello, è un luogo che merita di essere visitato, naturalmente, non soltanto dagli addetti ai lavori, ma anche da chiunque abbia interesse nell’arte e nella bellezza dei manufatti. Consapevolezza culturale è precisamente la chiave per decifrare l’allestimento della collezione permanente curata da Alba Cappellieri, che esplora non solo l’evoluzione storica del gioiello, ma anche diversi aspetti del suo significato. Amuleti e talismani nono solo ornavano il corpo di chi li indossava, ma mettevano in contatto l’individuo con il divino. Per tornare alla nostra contemporaneità, anche accessori come i bottoni o spille o gemelli trovano il loro posto legittimo nella produzione orafo-gioielliera. Dunque simbolo e funzione, accanto a oggetti di grande design o la produzione orafa di artisti come Giò Pomodoro. Questo patrimonio culturale cerchiamo di farlo conoscere anche grazie a iniziative aperte a curiosi e famiglie, con i nostri laboratori didattici».

Farsura IEG anche per le sue manifestazioni della gioielleria punta ad esaltarne le specificità di contenuto. Questo aspetto rappresenta un valore aggiunto per espositori e visitatori? In che misura?

«Ciascun appuntamento della nostra Jewelry Agenda ha una sua peculiarità. Nostro compito è valorizzare questi tratti distintivi. L’offerta è ampia, dalla manifattura alle tecnologie, ai grandi brand della gioielleria, ai diamanti e gemme preziose. Ma ad Arezzo, per esempio, è importante l’offerta cash & carry che permette ai retailer di rifornire la propria vetrina con il prodotto pronto. Lavoriamo perché i buyer trovino non dei doppioni, ma segmenti specifici in momenti diversi dell’anno. E in ciascuna di queste manifestazioni gli espositori devono poter incontrare i propri mercati di riferimento. Questa è la missione delle fiere, come dicevo, e il senso del nostro lavoro in IEG».

Amenduni Fiere e territorio sono un binomio inscindibile. Lei porta una responsabilità importante, quella di rendere Vicenzaoro anche ambasciatrice della città nel mondo attraverso la triangolazione degli eventi tra quartiere espositivo, buyers globali e tessuto cittadino. Qualche anticipazione su nuovi progetti?

«Vicenzaoro è una straordinaria occasione per aprire la città alla curiosità dei visitatori della manifestazione in fiera. Lo è anche Oroarezzo, con il tour che realizziamo assieme alle guide professioniste di Confcommercio per far scoprire le bellezze artistiche e pittoriche della città ai buyer ospitati. A Vicenza organizziamo assieme agli stakeholder del territorio il calendario del ViOff, con un programma tematico che mette insieme scoperta della città, dei suoi tesori artistici e architettonici, con il suo patrimonio enogastronomico. Naturalmente, stiamo già lavorando al programma dell’undicesima edizione di ViOff, che sveleremo più avanti. Quel che possiamo dire ora è che lo c’è un’azione congiunta tra fiera e territorio sempre più forte per far sì che Fiera e città dialoghino sempre più a stretto contatto, una quasi l’estensione dell’altra: business e stile di vita italiano in luoghi davvero iconici».