Patrizio Oliva (a sinistra) a Enada 2021

Lo chiamavano ‘Sparviero’, perché quando l’avversario commetteva un errore sul ring, lui era subito lì, pronto a colpirlo, proprio come uno sparviero. Patrizio Oliva, campione olimpico a Mosca nel 1980, campione mondiale nei superleggeri, una carriera piena di successi, ma non priva di sconfitte, è stato i giorni scorsi a Enada, ospite del concessionario campano Vincitù, di cui è testimonial.

“Il ring per me è sempre stata una sfida”, racconta, “amo il gioco, ma il messaggio che voglio dare è che bisogna giocare per divertimento, con giudizio”. Questo non significa non giocare, ma giocare con intelligenza: “il gusto per la sfida mi ha tirato fuori energie che neanche sapevo di avere, in certi momenti della mia carriera, però sono sempre stato coi piedi per terra. È proprio quando vinci, infatti, che devi essere oculato, e non farti prendere dalla foga”.

C’è un esempio particolare di questo riscatto, nella sua lunga carriera?

“Certo, le racconto un aneddoto. Ero un ragazzino già molto conosciuto nel giro del pugilato giovanile, ed ero già considerato un talento. Andai ai campionati italiani da super favorito, avrei dovuto stravincerli secondo il pronostico, invece arrivai in finale e persi. Mi crollò il mondo addosso. Persi perché sottovalutai il mio avversario. Quindi io dico: gioca, divertiti, ma non pensare di essere già vincitore!”.