Giangiacomo Pierini - Direttore Corporate Affairs e Sostenibilità di Coca-Cola HBC Italia: "le fiere un valore assoluto per il settore beverage"
Giangiacomo Pierini - Direttore Corporate Affairs e Sostenibilità di Coca-Cola HBC Italia - intervenuto in Fiera a Rimini nell'ambito del Meeting 2023.

Un mercato da circa 5 miliardi, ma anche un importante volano per il Made in Italy nel mondo: l’industria delle bevande analcoliche italiana conta sul territorio nazionale circa 100 stabilimenti (siano essi di piccole e medie imprese o di multinazionali) e oltre 80mila persone impiegate.

Un comparto fortemente radicato nel territorio, dunque, che esporta per un valore complessivo di 421 milioni di euro.
Al di là dei volumi dell’export anche il consumo interno al Belpaese, seppur decisamente moderato rispetto agli standard esteri, è caratterizzato da un retaggio forte.
Citando una ricerca condotta per ASSOBIBE da Euromedia Research, infatti, gli italiani tendono a legare l’immagine di aranciate, toniche, gassose e i soft drinks in generale a momenti di festa, convivialità e condivisione che li hanno accompagnati nel corso degli anni.

Dai dati sono emersi anche nuovi trend e una maggiore attenzione da parte del pubblico per quanto riguarda la sostenibilità (ambientale e non solo), delle bevande che consumano.
Per disegnare una panoramica più ampia e definita su questa branca del mondo beverage e dei suoi protagonisti, abbiamo chiesto a Giangiacomo Pierini – Direttore Corporate Affairs e Sostenibilità di Coca-Cola HBC Italia e presidente di ASSOBIBE – il suo punto di vista dotato, allo stesso tempo, di una prospettiva corporate e di settore.

Dottor Pierini, quali sono i principali asset e i progetti di sostenibilità di Coca-Cola HBC Italia?

“Sono 20 anni che noi siamo attivi nella sostenibilità, sia sociale che ambientale. Qui in Fiera a Rimini abbiamo avuto la possibilità di raccontarlo e di rispondere alle domande più comuni sul tema. Come azienda lavoriamo sul processo industriale – da anni investiamo in impianti e sviluppiamo progetti con modalità e competenze nuove, con trasparenza e chiarezza nei confronti di tutti i nostri interlocutori e delle comunità in cui siamo presenti – per ridurre al minimo il nostro impatto sull’ambiente e arrivare progressivamente all’azzeramento delle emissioni di CO2.

La strategia di sostenibilità di Coca-Cola HBC Italia porta a concentrarsi sulla necessità di agevolare la circolarità degli imballaggi. Un passaggio che per noi significa adottare le migliori tecnologie produttive e implementare innovazioni di ecodesign del packaging. Negli ultimi anni abbiamo infatti ridotto al minimo il peso e il volume dei nostri imballi, eliminato i colori per rendere le confezioni più facilmente riciclabili, utilizzato in modo crescente plastica riciclata (rPET), oggi estesa a tutte le bibite in PET dell’azienda.
Un traguardo reso possibile anche grazie alla riapertura della fabbrica di Gaglianico, in provincia di Biella, che è stata riconvertita in un impianto all’avanguardia per la lavorazione del PET riciclato, in grado di trasformarne fino a 30.000 tonnellate all’anno in nuove preforme. Infine, con il recente lancio di tethered cap, abbiamo legato i tappi alle bottiglie in PET, con l’obiettivo di evitare la dispersione di plastica nell’ambiente, anticipando le disposizioni contenute nella direttiva UE sulla plastica monouso”.

Lei è anche presidente di ASSOBIBE: quali sono i trend attuali e qual è il futuro del settore dei soft drinks?

L’intero settore di bevande analcoliche in Italia – e lo dico con orgoglio perché in Italia siamo abituati a una scarsa sostenibilità di materie prime – abbiamo imparato a lavorare sul riciclo e quindi a evitare sprechi nell’impiego di risorse nuove.

ASSOBIBE
ASSOBIBE da 75 anni è l’Associazione nazionale di categoria che rappresenta le imprese che producono e vendono bevande analcoliche in Italia.

Questo impatta in modo diretto anche in termine di emissioni: poi, collaborando con enti come Conai, Coripet e Cial e con le istituzioni per portare l’Italia a quei risultati all’avanguardia in Europa e quindi nel mondo, anche perché le tematiche ambientali sono gestite con molta più attenzione che in altre parti nel mondo.
Per quanto riguarda i trend parliamo di ridurre al minimo il packaging, di riciclo, della riduzione dell’utilizzo dell’acqua cercando anche di stimolarne la raccolta e compensarne l’utilizzo. Ma anche di una collaborazione di filiera, anche perché le industrie da sole non possono fare quasi nulla se non collaborano con i propri fornitori da monte a valle: la sfida della sostenibilità va affrontata tutti insieme per essere efficaci”.

Guardando ai consumatori e al loro comportamento, ci sono richieste specifiche? Avete riscontrato differenze rispetto al passato?

“Assolutamente sì, il consumatore è molto più consapevole su certi temi: se una volta veniva considerato solo il prodotto in sé, oggi giustamente vuole sapere cosa c’è dentro quel prodotto e quali sono le pratiche che l’azienda utilizza per la produzione e la distribuzione, oltre ai valori che caratterizzano le imprese produttrici.
I consumatori sono una parte importante della circolarità economica: le aziende possono investire al massimo nell’ottimizzare il packaging, ma se poi il consumatore non ricicla la bottiglia correttamente tutto lo sforzo fatto si perde. Tutti siamo legati nella sfida ambientale e i consumatori hanno l’onere di farne parte e il diritto di capire esattamente cosa stanno facendo gli attori della filiera e quali sono gli impegni concreti che hanno assunto”.

E per quanto riguarda i gusti?

“Le ricette si innovano perché i gusti cambiano, anche se su alcuni prodotti resta fedele la tradizione. Il consumatore italiano è curioso perché prova sapori diversi ma poi torna a quelli che conosce meglio e a cui è affezionato.
Abbiamo lavorato molto nella riduzione dello zucchero: a livello di settore, lavorando sulle ricette abbiamo ridotto del 36% l’impiego di zucchero immesso negli ultimi anni in prodotti. Questo dimostra che misure come la sugar taxche prevede un aumento della pressione fiscale medio per l’industria del 28% – hanno poco senso e rischierebbero di impattare enormemente su un settore già alle prese con i rincari delle materie prime e con l’inflazione, con un inevitabile ripercussione su investimenti in innovazione e sostenibilità: la vera soluzione per raggiungere risultati soddisfacenti andando incontro anche alle esigenze dei consumatori”.

Da addetto ai lavori, quanto è importante il comparto fieristico per il settore beverage?

“Fondamentale, le fiere hanno un valore assoluto per il settore beverage, creano le occasioni di business e per il contatto diretto con clienti e consumatori: si possono creare rapporti e approfondire tematiche che a distanza sarebbe difficile fare.
Per un periodo ci siamo dovuti abituare alle relazioni a distanza, attraverso uno schermo: invece incontrare di persona i propri stakeholder è davvero importante per la crescita del business, sia anche per la componente personale e la nascita di nuove relazioni”.