Nicola Saldutti, caporedattore economia del Corriere della Sera (credits Imagoeconomica)

“L’Italia non è ancora consapevole di tutta la forza che ha”. Parola di Nicola Saldutti, caporedattore economia del Corriere del Sera. E le fiere sono un mezzo molto potente per rendere l’opinione pubblica più consapevole dei primati del Made in Italy nel mondo.

“Cambia l’accesso all’informazione, ma il metodo resta invariato: scrivere notizie vere e verificabili”

Come è cambiata l’informazione in questi anni? In termini di accesso, voi col Corriere della Sera siete stati tra i grandi media che hanno ‘cambiato pelle’ prima di altri, puntando molto sulla diversificazione della proposta…

“In realtà io penso che l’informazione debba rispondere sempre agli stessi criteri: la verificabilità, le cose che riguardano le persone e il controllo sull’operato della politica. Quello che sta cambiando è la modalità, noi abbiamo un sistema sempre più ricco di strumenti differenti: dal giornale di carta al sito, ai podcast… Cambia l’accesso all’informazione, ma il metodo in cui la devi fare resta invariato. Devi scrivere notizie vere e verificabili. Chiaramente il sito ci consente di raggiungere un numero di persone molto più elevato – il Corriere adesso è arrivato ad oltre 500mila abbonamenti digitali –. Il numero di accessi sta crescendo perché la modalità di fruizione è più ampia. Quello che sta accadendo è l’urgenza sempre maggiore della domanda di informazione di servizio: come capire le cose. Dall’energia alle imposte, dalla mobilità nelle città alla tecnologia e alle occasioni di lavoro. Come posso fare? Questa è una sfida per il giornalismo, perché deve coniugare l’informazione ‘classica’, con un’informazione più specifica”.

In questo i social e Youtube hanno avuto un peso particolare, secondo lei?

“Senz’altro, tuttavia credo che anche la pandemia abbia avuto un ruolo importante. Oggi i lettori e i videolettori stanno chiedendo sempre di più rigore e verificabilità. Dato che oggi la possibilità di “pubblicare” è pressoché infinita e chiunque può farlo, come e quando vuole, il tema è su cosa pubblichi e se si tratta di qualcosa di veritiero oppure no”.

Il peso del brand di chi fa informazione è aumentato?

“Certo, durante la pandemia è successo questo, i numeri sono cresciuti perché quando c’era tanta confusione, si dicevano tante cose, i lettori andavano alla ricerca di notizie vere e verificabili. Allora ci si rivolge, nel caso nostro, al Corriere della Sera, che è stando fondato nel 1876, o comunque a chi è più affidabile, perché l’elemento della fiducia è importantissimo”.

“L’Italia non è abbastanza consapevole di tutta la forza che ha”

Noi ci siamo incontrati a Rimini durante K.EY la fiera di Italian Exhibition Group sulle energie rinnovabili, una filiera molto importante per il Made in Italy. Qual è la forza economica del nostro Paese?

“Secondo me l’Italia ancora non è abbastanza consapevole di tutta la forza che ha. Gli imprenditori lo sono abbastanza, mentre l’opinione pubblica lo è solo ogni tanto. Per esempio, nel caso dell’economia circolare, l’Italia non è ancora consapevole di tutti i primati che ha, dalle rinnovabili al riciclo, dunque le occasioni delle fiere consentono di ragionare su temi che sono visibili, ma di cui non si ha il livello di consapevolezza necessario. Ci sono tante opportunità di lavoro che si possono generare e che, spesso, anche i giovani non conoscono, pur essendo informati su tutto. Probabilmente c’è bisogno di una verticalizzazione su questi temi”.

A proposito di fiere, cosa l’ha colpita di K.EY

“Mi ha colpito che, purtroppo, la guerra ha reso urgente il cambio di paradigmi che davamo per scontati. Per esempio, quando avevamo il gas a prezzi bassi, le rinnovabili venivano in secondo piano. Quello che è cambiato è la vivacità delle imprese e delle associazioni del settore, anche l’incontro col viceministro (a K.EY si è tenuto l’incontro con il vice ministro dell’Ambiente Vannia Gavia, ndr) indica un metodo di governance diverso. Quindi le fiere possono essere anche l’occasione per ragionare di quello che si può fare e di come farlo”.