Sostenere le buone pratiche di valorizzazione delle risorse forestali e montane è il viatico per dare vita a economie innovative da trasferire anche nei contesti urbani. Non ha dubbi Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, nel sostenere che le economie di protezione del suolo, dell’acqua, della biodiversità e del clima, e delle produzioni forestali sostenibili, offrano un supporto decisivo nel grande tema e nel dibattito legato alla transizione ecologica ed energetica.
In concomitanza con la 5° Edizione del premio “Comunità Forestali Sostenibili”, promosso da PEFC Italia e Legambiente e tenutosi nel corso di Ecomondo 2023, il dg della più importante associazione ambientalista italiana ci illustra i percorsi che perseguono la creazione di valore. Dal mantenimento e miglioramento della qualità delle foreste e del territorio montano, fino agli insegnamenti da trarre a valle sulla scia dei servizi che esse garantiscono ai territori.
Direttore, a volte le comunità montane e l’ambiente in cui vivono vengono spesso lasciate indietro nel grande dibattito della transizione. Ma quanto sono importanti?
“Moltissimo, e l’iniziativa del premio “Comunità Forestali Sostenibili” nasce proprio per dare un segnale impattante. Il tema della gestione forestale sostenibile alimenta talvolta opinioni contrapposte tra chi pensa che le foreste vadano congelate e conservate così come sono e chi pensa debbano essere sfruttate quanto più possibile. La gestione è invece una buona pratica che si colloca tra i due fronti generando equilibrio, perché da un lato permette di preservare la biodiversità, ma al tempo stesso di fare economia”
La montagna è spesso la cartina di tornasole delle condizioni in cui viviamo. Ad esempio, ci rendiamo conto del surriscaldamento climatico guardando i ghiacciai.
“Quando parliamo di montagna si deve parlare sia dell’ambiente che delle comunità che la vivono e delle attività che svolgono. La montagna ha due ruoli importanti: il primo è di farci capire cosa sta accadendo, raccontando gli effetti della crisi climatica prima che avvengano in pianura; il secondo è quello di comprendere come la sua custodia ha degli effetti positivi su un’area molto più ampia, che si estende fino alla pianura e alle aree urbane”
Rispetto per le aree forestali e montane significa dunque rispetto per noi stessi?
“Assolutamente. Per esempio, se vogliamo acqua buona in città bisogna avere le sorgenti tutelate, se accadono dissesti idrogeologici a valle bisogna guardare la montagna. Ma è impossibile pretendere di conservare l’ambiente forestale e montano senza trovare economie adatte a quelle zone. Servono attività funzionali alle comunità e all’ambiente e il premio va in questa direzione, perché mai come in questo caso parlare di gestione significa parlare di giusta economia. Ecomondo è il contesto giusto per farlo, perché nel corso della manifestazione viene data la giusta attenzione alla bioeconomia in un contesto che favorisce il networking tra le aziende.
Cosa manca per mettere le comunità montane al centro dell’attenzione?
“Nei temi della transizione energetica ed ecologica la comunicazione è tutto, sia in positivo che in negativo, anche in questo caso. Per questo Legambiente punta molto sulla buona comunicazione per trasferire il valore di questo tema che tocca ciascuno di noi. Lo facciamo raccontando le diverse iniziative e il relativo impatto, i cantieri in corso e le esperienze che ci fanno capire che il cambiamento si può fare ora e subito. Raccontare i benefici significa fare contronarrazione a chi vede la transizione come elemento ostativo verso le fasce più deboli e come un problema economico”